Perché chiedere agli amici di mettere “mi piace” alle tue pagine ti rende un cattivo Social Media Manager?

Perché chiedere agli amici di mettere “mi piace” alle tue pagine ti rende un cattivo Social Media Manager?

Chiedere agli amici di mettere “mi piace” alle pagine che gestisci non ti rende un buon Social Media Manager, anzi, il contrario.

Un professionista non deve mai ammorbare i suoi amici chiedendo “like” e “follow” ai canali social che gestisce. Ma non solo per una questione etica e di buona educazione, eh. Questo comportamento rischia di danneggiare seriamente anche i tuoi clienti, perché altera il pubblico con utenti che spesso non sono realmente interessati a ciò di cui l’azienda si occupa, con conseguente calo della visibilità e, di conseguenza, dei risultati delle pagine social.

Vale la pena perdere qualità per racimolare qualche like (nemmeno in target) in più? Direi di no.

Sai perché sto scrivendo questo articolo che, tra l’altro, non era assolutamente in programma? Perché anch’io sono uno di quegli “amici” che viene ammorbato, come ho scritto all’inizio, dalle richieste di “colleghi” che mi mandano costantemente inviti a cliccare “mi piace” alle pagine dei nuovi clienti con cui hanno iniziato a collaborare.

E questa è, purtroppo, una pratica molto diffusa: “trovo un nuovo cliente, metto mano ai suoi canali social, invito tutti i miei amici a seguirli così posso dimostrare di aver avuto risultati concreti. E poco importa se il mio cliente ha un ristorante a Pordenone mentre i miei amici sono tutti di Castellammare di Stabia. Vuoi mettere ad avere 100 follower in più? Così poi le bollette il mio cliente le paga con i follow e i like, mica con i soldi. Davvero spera che i social servano a farlo guadagnare di più?”.

Vabbè, ho un po’ esagerato (anche se magari qualcuno la pensa davvero così), probabilmente in queste azioni c’è molta inconsapevolezza dei danni che si possono causare e quindi l’idea di invitare tutti non sembra nemmeno tanto malsana.

Ma NO, NON È LA STRATEGIA GIUSTA. I SOCIAL NON FUNZIONANO COSÌ.

Comprendo benissimo che un imprenditore, titolare di un’attività commerciale presente sui social possa voler invitare i suoi amici, e questo ha già più senso, inoltre, sarebbe anche comprensibile, poiché non è un esperto e a lui l’errore si potrebbe pure perdonare.

Ma se sei un Social Media Manager, proprio no. 

Nemmeno se hai 5000 amici o se hai promesso al tuo cliente di aumentare il pubblico che lo segue online. E ti spiego subito il perché.

Chiedere agli amici di mettere “mi piace”. Perché non devi mai farlo?

Caro collega, ti sei mai chiesto quali ripercussioni possano celarsi dietro una semplice richiesta di seguire le tue pagine social? Non tutti i tuoi amici sono interessati al contenuto di quelle pagine, talvolta NESSUNO, se torniamo all’esempio del ristorante di Pordenone e della gente di Castellammare.

Questi utenti non saranno mai clienti di quel ristorante e questo già basterebbe per farti desistere dall’inviare richieste del genere.

Ma c’è un aspetto tecnico che è molto più importante: l’algoritmo di Facebook studia le caratteristiche di tutti gli utenti che cliccano “mi piace” a una pagina e mostra, quindi, i contenuti alle persone che potrebbero, sulla base di quell’analisi, essere realmente interessate a ciò che viene pubblicato. Ti faccio un esempio pratico che dovrebbe rendere ancora più chiaro il concetto: se la pagina del tuo cliente ha 1000 seguaci, e tra essi molti non sono interessati, allora Facebook avrà delle informazioni sbagliate da elaborare, e continuerà a proporre i contenuti di quella pagina a persone non in target.

In poche parole, il tasso di coinvolgimento organico (quello naturale, senza sponsorizzazioni) sarà molto più basso del normale. E fidati, è già molto basso di suo (ma tu sei un Social Media Manager e questo dovresti già saperlo). Non prendertela con Facebook se poi inizi a notare che le interazioni calano e che il tuo lavoro non ottiene i risultati sperati.

I danni derivanti dalla pratica sbagliata di chiedere di mettere “mi piace” alle tue pagine non finiscono mica qui. Il problema inizia a diventare serio quando poi decidi di realizzare delle sponsorizzate a pagamento: se il tuo pubblico è stato “imbastardito” dall’inserimento di amici e parenti a cui poco importa del ristorantino di Pordenone, ti accorgerai che la pagina non decolla… nonostante tu stia anche spendendo dei soldi!

Quali dati analizzare durante una campagna pubblicitaria a pagamento?

Abbiamo premesso che se il pubblico non è di qualità allora anche le tue campagne di sponsorizzazione risentiranno di questo problema. Ma come fai ad accorgerti se la pagina non sta funzionando?

La prima risposta è immediata: se i tuoi sforzi non fanno ottenere risultati al ristorante di Pordenone, allora c’è già qualcosa che non va. Se i canali social non aiutano il business aziendale bisogna rifletterci su. Un ristorante, giusto per continuare con il solito esempio, deve ottenere prenotazioni, ordini, telefonate. Se i social non aiutano, allora è un bel problema. Scendendo un po’ più nei dettagli tecnici, poi, dovrai considerare i seguenti dati fondamentali:

  • PORTATA ORGANICA, che indica il numero di utenti raggiunti da un post in modo naturale, ovvero, come detto prima, senza investimenti economici. In questo caso, più la tua pagina è ricca di gente REALMENTE interessata a ciò che pubblichi, più sarà alta la portata organica.
  • INTERAZIONI, direttamente collegate al punto precedente, in particolare, più sono le persone raggiunte dai contenuti pubblicati, più sarà possibile ottenere interazioni.
  • CONVERSIONI, dato da considerare nel caso in cui si voglia vendere attraverso i social, che necessita di una spesa molto più alta per ottimizzare il pubblico, se esso non è di buona qualità.

Caro Social Media Manager, ecco cosa si nasconde dietro un’innocente voglia di chiedere agli amici di mettere “mi piace” alle pagine che gestisci. Il rischio di danneggiare il business dei tuoi clienti è dietro l’angolo. Ma se non ti ho convinto non fa niente, già mi basterebbe che tu la smettessi solo per non rompere le scatole a me e a tutti i tuoi poveri amici di Facebook.

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